Ernestina de Champourcín Morán de Loredo (Vitoria, 10 luglio 1905 – Madrid, 27 marzo 1999) è stata una scrittrice spagnola e una delle donne della Generazione del ’27.
Ernestina de Champourcín, con altre poetesse come Pilar de Valderrama, Concha Méndez, Josefina De La Torre e Carmen Conde, vive in un periodo storico in cui le donne si trovano a dover superare numerosi ostacoli per ottenere dei riconoscimenti personali, e a dover lottare duramente contro le ingiustizie imposte da una società patriarcale. Il gruppo femminile della Generazione del ’27 sostenne le rivendicazioni per la parità di diritti delle donne promesse in quel periodo.
Ernestina ha sempre rifiutato l’attribuzione del termine “femminista”, definendosi semplicemente una “poetessa”. Nonostante il suo rifiuto personale ad essere categorizzata, fu una figura di spicco fra le donne impegnate a far riconoscere il valore sociale, giuridico e intellettuale femminile nella società spagnola della prima metà del XX secolo. Un esempio del suo interesse per le tematiche riguardanti la condizione femminile è rappresentato dal suo unico romanzo in prosa, La Casa de Enfrente, uno dei primi esempi di romanzo di formazione dedicato alle donne (Bildungsroman).
Il suo sostegno all’emancipazione femminile la porta nel 1926 a collaborare con Concha Méndez e María De Maetzu nella fondazione del Lyceum Club Femenino, la prima scuola femminile spagnola finalizzata allo sviluppo delle attività e iniziative di natura economica, artistica, scientifica e letteraria volte a sostenere e incentivare l’uguaglianza di genere.
La poesia di Ernestina de Champourcìn riflette le caratteristiche principali delle maggiori correnti poetiche del XX secolo: dagli ultimi bagliori del Modernismo, alla poesia pura, al surrealismo, alla poesia religiosa, all’introspezione degli anni ’60, al neosurrealismo degli anni ’70, per arrivare alla poesia mistica e metafisica di Carlos Marzal e Vicente Gallero. Nella prima fase della sua produzione poetica, è ben visibile una forte ispirazione, quasi un omaggio, a Juán Ramon Jiménez.
Con il passare degli anni avviene un distacco graduale, ma costante, dai canoni tradizionali. Ernestina sviluppa uno stile personale e unico, e la sua attenzione si concentra su due temi principali: l’amore dal punto di vista femminile (La voz en el viento; 1931) e la fede infinita in Dio, contrapposta alle limitazioni della vita terrena (Del Vacío y sus dones; 1993).
Lo stile di Ernestina si evolve nel tempo. La sua prima tappa stilistica è riconducibile al periodo precedente allo scoppio della guerra civile; in esso le influenze moderniste si mescolano a quelle surrealiste, ed Ernestina compie un vero e proprio processo di formazione che la conduce sempre più verso l’espressione lirica. A questo periodo appartengono le opere En silencio (1926), Ahora (1928), La Voz en el viento (1931) e Cantico inútil (1936).
In Messico, dove si reca per fuggire dalla guerra civile, ha inizio il suo secondo periodo di creazione. In questo periodo Ernestina attraversa una profonda conversione religiosa, i cui effetti sono visibili nella trasformazione dell’io lirico che diventa un’entità fuori dal tempo. L’esistenza, ricca di sofferenze, acquisisce uno scopo nel ricongiungimento con Dio. Durante questa fase Ernestina pubblica Presencia a oscuras (1952), El nombre que me diste (1960), Cárcel de los sentidos (1964), Hai-kais espirituales (1967) e Poemas del ser y del estar (1972).
La sua ultima tappa stilistica ha inizio nel 1972, quando fa ritorno in Spagna, ed è caratterizzata da un cambiamento di registro. Il rientro si configura come un’esperienza disorientante, Ernestina non riesce a più a riconoscere e sentire come propria la Spagna e il clima che vi ritrova. Attraverso la fede in Dio cerca di spiegare la propria esistenza nel mondo; perviene alla convinzione che ognuno di noi è destinato a compiere delle azioni che trascendono le proprie conoscenze, e che esse servono a Dio per completare il suo disegno universale.