EMILY DICKINSON

Amherst,

 10 dicembre 1830

// Amherst,

 15 maggio 1886

Emily Dickinson

Emily Elizabeth Dickinson nota come Emily Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886) è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici moderni.

Biografia
Nacque nel 1830 ad Amherst da Edward Dickinson ed Emily Norcross, in una famiglia borghese di tradizioni puritane. I Dickinson erano conosciuti per il sostegno fornito alle istituzioni scolastiche locali. Suo nonno, Samuel Fowler Dickinson, fu uno dei fondatori dell’Amherst College, mentre il padre ricoprì la funzione di legale e tesoriere dell’Istituto; inoltre ebbe importanti incarichi presso il Tribunale Generale del Massachusetts, il Senato dello Stato e la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti.

Gli studi della Dickinson non furono regolari e le sue amicizie furono scarse. Durante gli anni delle scuole superiori decise, di sua spontanea volontà, di non professarsi pubblicamente cristiana, come invece prevedeva la moda dei revival religiosi dell’epoca, che, nei decenni 1840-50, si diffuse rapidamente nella regione occidentale del Massachusetts. Il padre stabilì di allontanarla dal College femminile di Mount Holyoke onde evitarle problemi di salute. A proposito del genitore, la poetessa espresse un giorno il seguente giudizio: “Mio padre è troppo impegnato con le difese giudiziarie per accorgersi di cosa facciamo. Mi compra molti libri ma mi prega di non leggerli perché ha paura che scuotano la mente”.

Emily Dickinson scoprì il proprio interesse poetico proprio durante il periodo di revival religioso. Uno dei suoi biografi ha affermato che concepì l’idea di diventare poetessa avendo come riferimento – in termini biblici – la lotta di Giacobbe con l’angelo (raffigurante Dio):

«L’Angelo implorò il permesso / Di fare Colazione – per poi tornare – / Certo che no, disse l’astuto Giacobbe! / “Non ti lascerò andare / Salvo che tu non mi benedica” (…) E lo sconcertato Atleta / Scoprì d’aver sconfitto Dio!»

La sua religiosità è particolare e personale, a volte conflittuale e pessimista, come si nota nella lirica Apparently with No Surprise, in cui Dio e il problema del male, presente nel mondo e nella Natura, non riescono ad essere conciliati.

Emily Dickinson trascorse la maggior parte della propria vita nella casa dove era nata con rari intermezzi costituiti da visite ai parenti di Boston, di Cambridge e nel Connecticut. La giovane donna amava la natura, ma era ossessionata dalla morte. A partire dal 1865 iniziò a vestirsi solo di bianco, in segno di purezza, rifiutando il matrimonio.

Durante gli anni 1850, la relazione più forte e più affettuosa di Dickinson era con sua cognata, Susan Gilbert . Dickinson in tutta la sua vita le ha inviato oltre trecento lettere, più che a qualsiasi altro corrispondente, nel corso della loro relazione. Susan era favorevole alle poesia di Dickinson, interpretando il ruolo di “amico, influenza, musa e consigliere più amato” i cui suggerimenti editoriali spesso venivano seguiti. In una lettera del 1882 a Susan, Dickinson disse: “Con l’Eccezione di Shakespeare, tu mi hai donato più conoscenza di qualsiasi altro vivente”.

L’importanza della relazione di Dickinson con Susan è stata ampiamente trascurata a causa di un punto di vista promosso per la prima volta da Mabel Loomis Todd, che è stata coinvolta per molti anni in una relazione con Austin Dickinson (fratello di Emily) e che ha sminuito il ruolo di Susan nella vita di Dickinson. Tuttavia, tutto questo è stato messo in discussione, soprattutto dai figli sopravvissuti di Susan e Austin, con i quali Dickinson era stata vicino. Molti studiosi interpretano la relazione tra Emily e Susan come una relazione romantica. In The Emily Dickinson Journal Lena Koski ha scritto: “Le lettere di Dickinson a Gilbert esprimono forti sentimenti omoerotici”. Cita molte delle loro lettere, inclusa una del 1852 in cui Dickinson proclama: “Susie, verrai davvero a casa sabato prossimo e sarai di nuovo mia e mi bacerai come facevi?…Spero tanto per te, e mi sento così impaziente per te, sento che non posso aspettare, sento che ora devo averti- che l’attesa di vedere ancora una volta la tua faccia mi fa sentire accaldata e febbricitante, e il mio cuore batte così velocemente…”.

Nella sua prima raccolta di poesie, pubblicata nel 1890 da Thomas Wentworth Higginson e Mabel Loomis Todd , risultano infatti, modificate pesantemente nel contenuto. Un articolo del 1998 del New York Times ha rivelato che delle molte modifiche apportate al lavoro di Dickinson, il nome “Susan” è stato spesso deliberatamente rimosso. Almeno undici delle poesie di Dickinson sono state dedicate a Susan Gilbert, anche se tutte le dediche sono state cancellate, presumibilmente da Todd. Una raccolta completa, e per lo più inalterata, delle sue poesie divenne disponibile per la prima volta quando lo studioso Thomas H. Johnson pubblicò The Poems of Emily Dickinson nel 1955.

Nel 1855 compì un viaggio a Washington e a Philadelphia, dove conobbe il reverendo Charles Wadsworth, del quale si innamorò. Il suo rimase un sentimento platonico (il pastore era già sposato e aveva dei figli) e la Dickinson gli dedicò dei suoi componimenti.
Presunta fotografia del 1850 circa, all’età di venti anni

Poco dopo il suo breve viaggio a Washington, la poetessa volle difatti estraniarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa paterna, a parte poche visite in giardino e alla casa adiacente del fratello, anche a causa del sopravvenire di disturbi nervosi di tipo agorafobico (non uscì di lì neanche il giorno della morte dei suoi genitori); era afflitta anche da una fastidiosa malattia agli occhi (per cui subì un ricovero in un ospedale di Boston nel 1866), o forse una forma di epilessia di tipo famigliare: secondo alcuni biografi, come Gordon nel saggio Come un fucile carico, infatti, i vestiti bianchi che metteva venivano usati dagli epilettici per motivi igienici. Credeva inoltre che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con sé stessa come veicoli per la felicità. Spesso passava il tempo in compagnia dell’amato cane Terranova di nome Carlo (1849-1866).

Il secondo amore romantico sarà per l’anziano giudice Otis Phillips Lord (1812-1884), un amico del padre defunto nonché assiduo frequentatore di casa Dickinson. Quando lui rimase vedovo nel 1878, a quanto si evince dalle lettere non distrutte, la Dickinson, che aveva allora 48 anni, avrebbe voluto sposarlo (nelle poesie è identificato dal senhal Salem e forse trattasi anche del “Maestro” di tre misteriose missive firmate col nome “Margherita”), ma alla fine dovette rifiutare la proposta di Lord a causa delle tensioni famigliari. Amò per tutta la vita la sua amica e cognata Sue Gilbert, da cui era ricambiata. Numerose poesie e lettere le sono infatti dedicate.

Il colpo finale al suo morale fu la morte del suo nipote preferito, Thomas Gilbert Dickinson (1883), colpito dal tifo a soli 8 anni, seguita da quella di Otis Lord per attacco cardiaco due anni dopo.

Emily Dickinson morì di nefrite nello stesso luogo in cui era nata, ad Amherst, nel Massachusetts, il 15 maggio 1886 all’età di 55 anni. Il medico curante attribuì il decesso a “malattia di Bright”, che la affliggeva da due anni e mezzo, nome con cui oggi si indica la glomerulonefrite quando sfocia in malattia renale cronica. Fu sepolta nel locale cimitero, nel settore di famiglia.

Scoperta e pubblicazione dell’opera
Al momento della sua morte la sorella scoprì nella camera di Emily diverse centinaia di poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo, tutti contenuti in un raccoglitore. Prima della sua morte erano stati pubblicati solo sette testi, con varie modifiche apportate dagli editori. Nel 1890 la sorella di Emily, Vinnie, e Mabel Loomis Todd (che era riuscita a farsi regalare alcuni scritti dopo molte insistenze), amica e amante del fratello Austin, riescono a ottenere la pubblicazione di un volume di poesie, primo di una lunga serie. Dal 1924 al 1935 vengono pubblicate altre trecento poesie di Emily Dickinson, trovate dalla nipote Martha dopo la morte della madre Susan, cognata di Emily, a cui le aveva affidate in custodia quando era ancora in vita (a Susan sono dedicate 276 poesie). Diverse poesie furono poi ricavate dalle lettere della Dickinson, nonché dai biglietti che ella scrisse per accompagnare i doni fatti a parenti e amici. Susan e Mabel Todd e le loro figlie si contesero a lungo l’eredità poetica di Emily.

Nel 1955 Thomas H. Johnson cura la prima edizione critica in tre volumi di tutte le poesie di Emily Dickinson, in ordine cronologico e nella loro forma originale (1.775 poesie). Dal 1998 è disponibile una nuova edizione critica, a cura di Ralph W. Franklin, sempre in tre volumi, con una revisione della cronologia e una nuova numerazione delle poesie (1789 poesie più otto in appendice).

La poetessa americana non ebbe praticamente alcun riconoscimento durante la sua vita (peraltro rimase spesso in solitudine), perché i suoi contemporanei prediligevano un linguaggio maggiormente ricercato e le sue opere, largamente anticipatrici della poesia novecentesca, non risultavano conformi al gusto dell’epoca. La fortuna e quindi il riconoscimento della sua importanza nella letteratura angloamericana, l’arricchirsi delle sue traduzioni, anche in italiano, e di opere di studio su di lei come di quelle a lei dedicate o ispirate sono quindi piuttosto recenti.

Oggi Emily Dickinson viene considerata non solo una delle poetesse più sensibili di tutti i tempi, ma anche una delle più rappresentative.

Poetica
Il linguaggio di Emily Dickinson è semplice e brillante, sia in poesia, sia in prosa.
Manoscritto del 1880

Alcune caratteristiche delle sue opere, all’epoca ritenute inusuali, sono ora molto apprezzate dalla critica e considerate aspetti particolari e inconfondibili del suo stile. Le digressioni enfatiche, l’uso poco convenzionale delle maiuscole, le lineette telegrafiche, i ritmi salmodianti, le rime asimmetriche, le voci multiple e le elaborate metafore, occasionalmente anche criptiche, sono diventati marchi di riconoscimento per i lettori che anno dopo anno l’hanno apprezzata e tradotta.

L’opera poetica di Dickinson è incentrata sui temi della natura, dell’amore e della morte, e sulla riflessione sul senso della vita. Nell’insieme, le sue liriche racchiudono una profonda angoscia esistenziale espressa con magistrale limpidezza di linguaggio.

Gran parte della sua produzione poetica riflette e coglie non solo i piccoli momenti di vita quotidiana, ma anche i temi e le battaglie più importanti che coinvolgevano il resto della società. Per esempio, più della metà delle sue poesie fu scritta durante gli anni della guerra di secessione americana.

Il suo amore per la natura (per la neve, gli alberi, l’acqua, gli uccelli) traspare in tutte le sue poesie.

«Se io potrò impedire / a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano / Se allevierò il dolore di una vita / o guarirò una pena / o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido / non avrò vissuto invano»

Altro tema molto ricorrente è la morte, per esempio in Tie the Strings to my Life, My Lord (Annoda i lacci alla mia vita, Signore):

«Annoda i Lacci alla mia Vita, Signore,
Poi, sarò pronta ad andare!
Solo un’occhiata ai Cavalli –
In fretta! Potrà bastare!
Addio alla Vita che ho vissuto –
E al Mondo che ho conosciuto –
E Bacia le Colline, per me, basta una volta –
Ora – sono pronta ad andare»