CONCA MENDEZ

Madrid ,

 27 luglio 1898

// Messico,

 7 dicembre 1986

Concha Méndez, pseudonimo di Concepción Méndez Cuesta (Madrid, 27 luglio 1898 – Messico, 7 dicembre 1986), è stata una poetessa spagnola della Generazione del ’27.
La carriera letteraria di Concha Mendez dura più di cinquant’anni. Fra il 1926 e i primi anni ’80 pubblica un totale di nove volumi di poesie e diverse opere teatrali. Il suo lavoro, però, inizia a ricevere attenzione dalla critica solo a partire dagli anni ’90 nell’ambito degli studi femministi.
Poesia

Molti critici tendono a semplificare la sua carriera poetica dividendola in due fasi. Nella poesia della prima fase si incontrano diverse caratteristiche associate al Modernismo, tra cui l’enfasi posta nel progresso tecnologico, che si ritrova nei riferimenti a treni, navi e aerei, e l’uso di metafore originali. Inoltre, il tema dei viaggi e il desiderio di avventure si mescolano con la sensazione di dinamismo che domina in tutta la sua opera, facendo emergere la visione cosmopolita dell’autrice. Altri tratti modernisti che caratterizzano i suoi versi sono l’uso della metapoesia e l’importanza dell’elemento visivo, degli sport e del cinema. Anche la città, che diventa un tema chiave nella sua poesia, è un elemento tipico della letteratura modernista.

Nelle sue prime poesie si sente l’influsso di Federico García Lorca e di Rafael Alberti, da cui riceve lezioni di versificazione. I suoi primi tre volumi di poesie, Inquietudes (1926), Surtidor (1928) e Canciones de mar y tierra (1930), accolti con entusiasmo dalla critica, sono considerati i più rappresentativi della sua prima fase poetica e sono caratterizzati da un tono vitale e cosmopolita proprio dell’epoca delle avanguardie. In Inquietudes domina più l’aspetto simbolista e romantico, mentre in Surtidor emerge una nota nostalgica e si ha una maggiore presenza dello spazio urbano; infine, in Canciones de mar y tierra il tono romantico viene abbandonato quasi completamente per lasciare il posto a temi ed elementi avanguardistici, come aerei, treni, sport, cinema, viaggi.

La poesia scritta dopo il 1930, che caratterizza la seconda fase, è contrassegnata da toni più oscuri e intimistici e dai temi della perdita, della solitudine e dell’esilio, che si pongono in netto contrasto con quelli trattati nei primi tre volumi. A questo periodo appartengono libri quali Vida a vida (1932), considerata la più personale delle sue opere, in cui compaiono alcune composizioni amorose e altre di timbro esistenzialista; Niño y sombras (1936), un’opera in cui riversa il suo dolore per la perdita del primo figlio; Lluvias enlazadas (1939); Poemas. Sombras y sueños (1944), in cui parla della sua sofferenza per la morte della madre e della consolazione portata dalla nascita della figlia, e Vida o río (1979), in cui sembra recuperare l’energia della giovinezza.[4][8][14]

Nel 1995 viene pubblicato Poemas: 1926-1986, una raccolta di tutte le sue opere poetiche a cura del professor James Valender, il marito della figlia.