In un momento storico e socio politico nel quale le prospettive sul mondo vengono ridiscusse attivamente in ogni campo, anche nel settore dell’Arte si manifesta una nuova attenzione verso la rappresentanza al femminile. Autrici del passato vengono riscoperte e riproposte al pubblico con lo scopo di ampliare la presenza delle donne all’interno del panorama storico, e di offrire modelli di vita che non solo siano d’ispirazione alle future generazioni, ma che possano anche rinnovare la visione che abbiamo acquisito in merito alle capacità creative degli individui (il mito del genio artistico in fondo ha avuto connotazioni quasi esclusivamente declinate al maschile).
Proporre una mostra che mette in evidenzia l’esistenza di donne non necessariamente celebri significa ridiscutere una narrativa che sta acquisendo nuove forme proprio grazie all’operato in ogni ambito da parte delle signore, in grado da sempre di dare vita a indiscusse opere d’ingegno. Vale la pena dunque di esplorare diversamente la storia e approfondire la conoscenza di certi nomi non adeguatamente ricordati. Occorre sopperire ad un vuoto storiografico effettivamente esistente e del quale bisogna tenere conto.
La grande opera di Marisa Morón presentata all’interno del programma di Art City Bologna, si propone di posare lo sguardo su ben 240 donne che vengono ricordate attraverso un ritratto eseguito come una miniatura, il volto delle quali costituirà l’occorrenza fisica per scoprire la biografia di queste illustri signore (la grande filosofa Ipazia ha il compito di essere come la “madre” di tutte le pensatrici in questa occorrenza). L’esperienza dei volti di tante encomiabili eroine del nostro passato costituisce uno spunto per una riflessione più ampia sull’immagine della donna da effettuare tramite ulteriore ricerca e studio.
Marisa Morón ha lavorato sul progetto “ Le figlie di Ipazia” sin dal 2014, motivata dal suo interesse per l’assenza di visibilità delle donne nella vita pubblica. Il suo scopo con questa serie di ritratti è quello di diffondere maggiore consapevolezza sull’esistenza di voci femminili attraverso un lavoro pittorico composto da 240 miniature.
Nonostante la Storia spesso si sia dimenticata di menzionare queste illustri pensatrici (da qui il nome di figlie di Ipazia, filosofa greca che costituisce come una capostipite di queste donne), l’opera di Marisa Morón si incarica di riportare alla luce volti che meritano memoria e rinnovata attenzione.